10/11/12

I Cinque di Cuba: l'incredibile storia

Gerardo Hernández Nordelo, Ramón Labañino Salazar, Antonio Guerrero Rodríguez, Fernando González Llort e René González Sehwerert (gli ultimi due non sono parenti) .
Il loro caso è tipico dei processi politici criticati dagli Stati Uniti come violazione del rispetto dei diritti umani quando avvengono in altri paesi. A meno che non vi sia un capovolgimento dopo l’appello, potrebbe essere citato, con ogni probabilità, come un precedente per rifiutare un giusto processo ad altri uomini e donne che vengano giudicati negli Stati Uniti. Dopo decenni di attacchi contro l’isola di Cuba (incendi dolosi, sabotaggi, assassinii, e l’uso di armi biologiche) perpetrati da gruppi terroristici anticubani del sud della Florida, con l’appoggio ed il consenso del governo degli Stati Uniti, e dopo reiterati rifiuti da parte del governo nordamericano ad adottare misure per evitare tali violenze, un gruppo di uomini disarmati arrivarono negli Stati Uniti provenienti da Cuba per monitorare le attività dei mercenari responsabili di tali attacchi e le organizzazioni che li sostengono, ed avvertire Cuba delle loro intenzioni aggressive.

Il 12 settembre del 1998, cinque di questi uomini, noti successivamente come I Cinque Cubani, (Antonio Guerrero nato a Miami, Fernando González nato a La Avana, Gerardo Hernández nato a La Avana, Ramón Labañino nato a La Avana, René González nato a Chicago) furono arrestati nel Sud della Florida da agenti dell’FBI e tenuti in celle d’isolamento (dette hueco – buco - in spagnolo, per le loro dimensioni: 2 metri per 1 senza finestre) per 17 mesi, prima che il loro caso venisse portato davanti ad un tribunale.

All’inizio vennero incolpati con la vaga accusa di cospirazione al fine di spionaggio, che secondo la legge degli Stati Uniti presuppone un accordo per compiere azioni di spionaggio (la procura non li ha mai accusati di spionaggio reale, né ha mai affermato che vi fosse stato spionaggio reale, giacché non fu loro mai sequestrato alcun documento militare riservato). I Cinque hanno dovuto far fronte anche ad accuse minori per aver utilizzato nomi falsi e per non aver informato le autorità federali di lavorare in territorio nordamericano per conto di Cuba.

Sette mesi dopo si aggiunse un’altra accusa di cospirazione (ma questa volta per aver commesso un omicidio) a carico di uno dei Cinque, Gerardo Hernández. Questa imputazione era il risultato di una intensa campagna pubblica per vendicare l’abbattimento, da parte della Forza Aerea Cubana, di due aerei da turismo appartenenti ad un gruppo anticastrista “Hermanos al Rescate”, e la morte dei suoi 4 occupanti. Avvenimento questo, accaduto due anni prima (24 febbraio 1996), quando gli aeroplani si trovavano dentro lo spazio aereo cubano o stavano per uscirne. Questi velivoli da turismo, che appartenevano all’organizzazione “Hermanos al Rescate”, nei venti mesi precedenti all’abbattimento, avevano violato lo spazio aereo cubano per ben 26 volte e furono oggetto di reiterate proteste da parte del governo cubano. L’abbattimento ebbe luogo dopo l’avvertimento ufficiale delle autorità cubane al governo degli Stati Uniti, con cui si dichiarava che a partire da quel momento il loro spazio aereo sarebbe stato difeso.



Nonostante l’energica obiezione opposta dalla difesa, il caso venne portato in giudizio a Miami, Florida, comunità che accoglie oltre mezzo milione di esiliati cubani, con una lunga storia di ostilità verso il governo cubano.

(Miami è l'unica città degli Stati Uniti dove i musicisti cubani non possono esibirsi e dove gli artisti cubani non possono mostrare la loro arte senza essere oggetto della protesta violenta e gli organizzatori di conferenze di accademici hanno bisogno di una protezione speciale se accademici cubani sono presenti. Miami è l'unica città degli Stati Uniti dove si preferisce cancellare eventi sportivi internazionali piuttosto di avere la presenza di atleti cubani. Perfino il prestigioso Grammy Latino ha dovuto essere spostato da Miami per due volte dopo che la violenza e le minacce di violenza hanno obbligato il suo trasferimento in un'altra sede. La contea di Miami-Dade è l'unica giurisdizione dove è stato approvato un decreto incostituzionale in cui si stabilisce che tutti coloro che cercano fondi per l'arte devono giurare di non avere avuto relazioni con Cuba negli ultimi dieci anni. Ed è l'unica giurisdizione dove esiste un monumento nell'edificio del Governo della contea alla memoria di quelli che sono stati abbattuti nell'incidente degli aerei da turismo, come pure strade e una piazza portano i loro nomi.

Questi fatti riflettono il potere straordinario di una comunità di esiliati che è riuscita a controllare la politica locale di Miami-Dade in un modo che non ha precedenti nella storia dell'immigrazione. Nel corso di due generazioni sono stati eletti tre cubani ferventi anticastristi come membri del Congresso degli Stati Uniti. Uno di loro, Ileana Ross Leithen, è stata informata sull'arresto degli imputati per una questione di cortesia professionale. Suo marito è l'ex-Pubblico Ministero degli Stati Uniti. Il suo direttore della campagna elettorale è stato Jeb Bush. Sei dei delegati della contea di Miami-Dade sono cubani, come lo sono il sindaco, il Pubblico Ministero dello Stato, il capo della polizia della contea, il capo dei pompieri, il sovrintendente delle scuole e il capo dei sistemi universitari e degli istituti superiori comunitari pubblici. I cubani non costituiscono la minoranza più numerosa di Miami ma, semplicemente, sono il gruppo etnico più grande. A differenza della maggior parte degli immigrati, non rappresentano i poveri e gli oppressi bensì il settore più ricco e privilegiato del loro territorio di residenza. A Miami, i magnati del potere conservatore garantiscono che avanzino solamente i candidati che adottino la linea più dura rispetto a Cuba affinché rappresentino la comunità nelle inchieste e in altri centri del potere. Allo stesso modo gli impiegati più importanti e i principali contribuenti finanziari dei due partiti politici controllano la maggior parte dei mezzi di diffusione locali.)


Solo alcuni mesi prima dell'arresto dei Cinque, il 17 giugno 1998, il Governo cubano aveva fatto arrivare ai funzionari statunitensi incaricati di fare rispettare la legge, un memorandum nel quale venivano riassunte le prove raccolte sulla campagna di omicidi, attentati dinamitardi, incendi intenzionali e altri attacchi contro Cuba realizzata da Miami e che era durata quarant’anni. In uno storico incontro a La Habana, i cubani hanno chiesto ai funzionari statunitensi incaricati di fare rispettare la legge di agire a partire da quelle prove per mettere fine al ciclo del terrorismo.

Il processo durò sette mesi, con la testimonianza a favore dei Cinque di tre generali dell’esercito USA in pensione, di un ammiraglio anch’esso in pensione, dell’ex consigliere del Presidente Clinton per gli affari cubani.Al termine del processo, quando già il caso stava per essere sottoposto alla considerazione dei giurati, la procura presentò un appello straordinario davanti all’istanza giudiziaria superiore per promuoverne l’intervento, in quanto si era reso conto di non essere riuscito a provare la principale accusa, cioè la cospirazione al fine di compiere assassinii, adducendo di avere di fronte un “ostacolo insuperabile” per vincere la causa. Ma la giuria respinse tale appello e riconobbe i Cinque, colpevoli di tutte le accuse rivolte loro, dopo essere stata sottoposta ad un’intensa pressione sia da parte dei mezzi d’informazione locali, le cui telecamere inseguirono i suoi membri fino alle loro autovetture per poter riprendere il numero delle targhe, sia da parte degli anticastristi che non cessavano di manifestare davanti alla Corte.

Le accuse di cospirazione ai fini di spionaggio e di cospirazione al fine di compiere assassinii comportarono per tre di loro la condanna all’ergastolo, diventando le prime persone negli Stati Uniti a subire questo tipo di pena per casi riferiti a spionaggio, malgrado la mancanza assoluta di prove che potessero dimostrare la sottrazione e trasmissione di un solo documento segreto.Dopo la sentenza che condannava rispettivamente Antonio Guerrero ad 1 ergastolo e 10 anni di reclusione; Fernando González a 19 anni di reclusione; Gerardo Hernández a 2 ergastoli e 15 anni di reclusione; Ramón Labañino ad 1 ergastolo e 18 anni di reclusione e René González a 15 anni di reclusione, i Cinque vennero rinchiusi in cinque diverse carceri di massima sicurezza, totalmente separate una dall’altra e senza comunicazione alcuna tra loro.

L’appello iniziale durò più di 27 mesi per giungere alla conclusione il 9 agosto del 2005, con la decisione di una Corte formata da tre giudici della Corte d’Appello che revocò tutte le condanne, poiché ritenne che quei cinque uomini non avevavo ricevuto un giusto processo a Miami. Con un’azione insolita il governo statunitense chiese al plenum della Corte d’Appello dell’Undicesimo Circuito composto da dodici magistrati, di rivedere la decisione dei tre giudici, in un procedimento chiamato en banc. Esattamente un anno dopo, il 9 agosto del 2006, con una forte opinione divergente di due giudici, il plenum della Corte revocò a maggioranza la decisione dei tre giudici originari, e respinse la motivazione secondo cui un ambiente di violenza ed intimidazione dominava a Miami. La Corte dell’Undicesimo Circuito rinviò il caso alla Corte formata dai tre giudici, affinché esaminasse gli altri aspetti dell’appello.

Nel frattempo, il 27 maggio del 2005, il Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite sulle Detenzioni Arbitrarie, dopo aver studiato gli argomenti presentati sia dalle famiglie dei Cinque sia dalla procura degli Stati Uniti, giunse alla determinazione che si stava violando l’art. 14 della Convenzione Internazionale sulle libertà Civili e Politiche, (i cui firmatari furono anche gli USA), che la privazione della loro libertà era arbitraria ed esortò il governo degli Stati Uniti a prendere le misure necessarie per correggere tale arbitrarietà.Dalla sua creazione, questa è stata l’unica occasione in cui il Gruppo di Lavoro sulla Detenzione Arbitraria ha denunciato come arbitraria la privazione della libertà in un caso giudicato negli Stati Uniti per delle violazioni commesse durante lo svolgimento del processo.

Il 20 agosto del 2007 ebbe luogo presso la Corte dell’11° Circuito d’Appello di Atlanta, un’udienza fissata dai tre giudici assegnatari dell’Appello del caso, nel quale, come nelle due precedenti celebrate a marzo del 2004 e a febbraio del 2006, il governo degli Stati Uniti fu incapace di confutare gli argomenti della Difesa e fondare le sue accuse. Da parte sua la Difesa dimostrò inequivocabilmente come la condotta impropria del PM statunitense durante tutto il corso del processo contro i Cinque fosse una flagrante violazione che incide sul caso per il modo in cui inventò reati mai provati nel processo, promosse un ambiente ostile, alterò le prove e manipolò la giuria.

La mancanza di prove a supporto delle due principali accuse (cospirazione ai fini di spionaggio e cospirazione al fine di compiere assassinii in primo grado) e l’imposizione di condanne all’ergastolo, completamente irrazionali ed ingiustificate, costituirono nel corso dell’intero processo d’Appello, un altro argomento chiave della Difesa per spiegare l’arbitrarietà del giudizio. Il PM riconobbe durante il processo che non poteva presentare un solo documento segreto per provare lo spionaggio e che si trovava di fronte “un ostacolo insuperabile” per provare l’accusa di assassinio.

Il 4 giugno del 2008 la Corte dei tre giudici emise la sua sentenza con cui ratificò il verdetto di colpevolezza dei Cinque; confermò le sentenze emesse per Gerardo Hernández e René González; annullò la sentenza di Antonio Guerrero, Fernando González e Ramón Labañino rimettendo i loro casi alla Corte del Distretto di Miami, affinché venissero nuovamente giudicati in udienza. La stessa giudice che presiedette il processo di 1º grado svoltosi a Miami, con un nuovo giudizio di ri-sentenza (alla fine del 2009) ridusse le pene di Antonio Guerrero a 21 anni, di Fernando González a 17 anni e 9 mesi, e di Ramón Labañino a 30 anni.Il 2 settembre del 2008 il Plenum della Corte dell’11° Circuito d’Appello ratificò il giudizio dei tre giudici.

L’elemento significativo di tale decisione è che i giudici avevano riconosciuto in cinque occasioni diverse che non esisteva alcuna prova né della sottrazione né della trasmissione d’informazioni segrete o relative alla difesa nazionale nel caso dei tre accusati del reato di cospirazione ai fini di spionaggio.D’altra parte, uno dei tre giudici della Corte, la Sig.ra Phyllis Kravitch, emise un giudizio discordante di 16 pagine in cui argomentò che non vi era prova alcuna a supporto dell’accusa di cospirazione per compiere assassinii.

Il 30 gennaio del 2009 il pool di difesa dei Cinque presentò l’istanza di certiorari alla Corte Suprema degli Stati Uniti, in cui si chiedeva di esaminare il caso.

Questa istanza è stata accompagnata da un totale di 12 documenti di amici della Corte (amicus curiae brief), che rappresenta il maggior numero di amicus che sia stato presentato alla Corte Suprema degli Stati Uniti per la revisione di un processo penale. Tali documenti di amici della Corte sono stati sottoscritti da 10 Premi Nobel, dall’ex Commissaria per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, dal plenum del Senato del Messico, oltre a centinaia di parlamentari di 9 Paesi e da organizzazioni dei Diritti Umani di tutto il mondo.Il 5 giugno del 2009 la Corte Suprema degli Stati Uniti annunciò, senza ulteriori spiegazioni, la sua decisione di non riesaminare il caso dei Cinque cubani.

I giudici hanno così accolto la richiesta del governo degli Stati Uniti ed ignorato i solidi argomenti presentati dagli avvocati della Difesa di fronte alle evidenti e molteplici violazioni legali commesse durante tutto il processo. Ignorando inoltre l’universale appoggio a tale istanza, espresso con una cifra senza precedenti di documenti di “amici della Corte”, tra cui 10 premi Nobel, centinaia di parlamentari e numerose organizzazioni di giuristi internazionali e nordamericane, oltre che di eminenti personalità politiche ed accademiche


In quello che è diventato un trattamento normale per coloro le cui convinzioni politiche o religiose, o l’origine nazionale, siano considerate sospette negli Stati Uniti, i cinque sono gli ostaggi dell'odio irrazionale dell'enclave straordinariamente potente degli esiliati cubani che ha trasformato Miami nella capitale provvisoria, da dove opera - con l'appoggio dei governi federale, statale e locale - per abbattere il Governo di Cuba. Questo gruppo ha condizionato a un grado così elevato l’opinione pubblica di Miami riguardo qualsiasi cosa relativa a Cuba, che l'organizzazione dei diritti umani Americas Watch ha pubblicato due relazioni dal titolo "Dangerous Dialogue" (Dialogo pericoloso) nel 1992 e "Dangerous Dialogue Revisited" - una nuova analisi del dialogo pericoloso – nel 1994. Insieme a reportage giornalistici e attraverso altri mezzi di diffusione, presentano prove documentate dei numerosi omicidi e delle centinaia di attentati dinamitardi e incendiari causati, come pure delle minacce e dell'estorsione utilizzate per controllare a Miami l'opinione pubblica su Cuba.

Nel frattempo, i cinque accusati, separati crudelmente da centinaia di miglia, vengono tenuti per la maggior parte del tempo sotto una sorveglianza di massima sicurezza in alcune delle peggiori prigioni degli Stati Uniti, e a due di essi non è nemmeno permesso di essere visitati dalle loro mogli.

Come disse Gerardo Hernández alla giudice Lenard nel momento in cui venne condannato, citando le parole che aveva scritto prima degli attacchi dell’11 settembre:
"Cuba ha diritto a difendersi dagli attacchi terroristi che vengono preparati in Florida con totale impunità, nonostante il fatto che siano stati denunciati conseguentemente dalle autorità cubane. Questo è lo stesso diritto che hanno gli Stati Uniti di tentare di neutralizzare i piani dell'organizzazione terroristica di Osama Bin Laden, che ha causato tanto danno a questo paese e che minaccia di continuare a causarlo. Sono sicuro che i figli e le figlie di questo paese che portano a termine questa missione sono considerati patrioti e il loro obiettivo non è quello di minacciare la sicurezza nazionale di qualsiasi dei paesi dove queste genti ricevono copertura".


Ma Obama, che fà?
La protesta crescente come risposta

Alcune delle associazioni più prestigiose degli Stati Uniti e dell'estero di avvocati e di esperti di giurie si sono unite alla Mozione per un Nuovo Processo e l'hanno appoggiata. Il Progetto Nazionale di Giurie che è costituito da qualificati esperti nel sistema di giurie degli Stati Uniti, ha presentato un documento al Tribunale sollecitando una nuova udienza. Inoltre, il National Lawyers Guild (Associazione Nazionale di Avvocati) che rappresenta circa 5.000 avvocati negli Stati Uniti, ha presentato anche una richiesta formale al tribunale pronunciandosi per un nuovo processo in una sede imparziale. Questa richiesta ha ricevuto l'appoggio dell'Associazione Internazionale dei Giuristi Democratici, che ha membri in 90 Paesi e ha un status consultivo nelle Nazioni Unite.

Tanto negli Stati Uniti come in Europa, Asia e America del Sud, i gruppi di cittadini interessati organizzano reti di appoggio impegnandosi affinché l'ingiustizia del caso venga ribaltata e per ottenere il ritorno dei Cinque al loro Paese e in seno alle proprie famiglie.



Nell’attraversare il cuore dell’azzurro

insondabile, in un groviglio di rotte,

ma accompagnato da speranze

insignificanti però certe,

osservo la geografia silente

sommersa in un fulgore di neve,

territorio dell’indefinito,

miraggio della libertà.

Stanco, non mi arrendo.

Ferito, non sanguino.

Tanta fatica, tanti dolori:

li calmo con l’amore dei miei sogni,

materia invincibile

che i guardiani non sanno riconoscere. 
Tony Guerrero, dal carcere Usa

ilcinquepericinque
italia-cuba


 

Nessun commento:

Posta un commento