19/11/12

Roma, attivisti del Teatro Valle occupato aggrediti nel quartiere ebraico

Squadraccia della lega della difesa ebraica o i soliti picchiatori della Digos?

(ilfattoquotidiano.it)

Il pestaggio poco dopo gli incidenti di mercoledì scorso. Uno dei ragazzi è riuscito a registrare parte del pestaggio: “Fate casino a Roma, ma se entrate nel quartiere ebraico siete morti”. Le vittime: “Sembravano agenti in borghese, ma alcuni avevano la kippah” di Lorenzo Galeazzi | 19 novembre 2012 Qui dentro non ci dovete entrare. Potete andare a fare casino per tutta Roma, ma se entrate qui dentro siete morti”. E giù botte. Sono le 16.00 di mercoledì 14 novembre e dopo gli incidenti durante il corteo degli studenti, la città sta tornando lentamente alla normalità. Quattro attivisti del Teatro Valle occupato e uno del Cinema Palazzo, tre ragazze e due ragazzi – tutti giovanissimi – stanno attraversando i vicoli dell’antico ghetto ebraico per tornare a casa dopo la manifestazione. “Non avevamo né zaini, né caschi, né niente – raccontano – Stavamo solo camminando”. Ciò nonostante, quando arrivano in piazza delle Cinque Scole incrociano due uomini che, dopo uno scambio di sguardi per niente amichevoli, iniziano a seguirli. Davide, uno dei ragazzi, sente puzza di bruciato e accende la telecamera con la quale aveva ripreso gli scontri di qualche ora prima. “Abbiamo pensato che fossero due agenti in borghese e, dopo tutto quello a cui avevamo assistito in corteo, volevamo tutelarci registrando un eventuale abuso di polizia”, puntualizza Ilenia, attrice e unica trentenne del gruppo. Ma gli uomini sentono il motorino della telecamera azionarsi e così comincia la gazzarra: “Uno dei due ci è venuto addosso insultandoci e subito dopo si è scagliato addosso al ragazzo con la macchina da presa”. A quel punto si avvicinano altre persone. Davide viene immobilizzato sul cofano di un’auto posteggiata lì vicino e, davanti agli occhi sbigottiti dei suoi compagni, comincia il pestaggio. “Mi hanno preso al collo, stavo soffocando”, racconta la vittima. Nel frattempo si avvicinano altre persone che si presentano come poliziotti, ma, come raccontano gli aggrediti, non intervengono in loro aiuto, al contrario, cominciano a intimidire gli altri membri del gruppo: “Vi arrestiamo, vi portiamo dentro e poi vi ammazziamo. Fuori i documenti”.





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