04/10/13

Gli invincibili

ansa/repubblica



“Oggi gli invincibili sono i migranti, perché nessuno può fermare chi viaggia a piedi. Come Chisciotte, che piglia batoste ma si rialza e riparte. I migranti partono su qualsiasi imbarcazioni, da qualsiasi sponda, A differenza dei 30 milioni di emigrati italiani che avevano almeno un luogo di sbarco o un punto d'arrivo, loro compiono un viaggio di sola andata. Senza biglietto di ritorno
(Erri De Luca”)


Di fronte a un’epoca che alza barriere e a un Italia che criminalizza l’immigrato il dramma della povertà, della miseria e dell'ingiustizia, vibrano le storie delle persone, i loro volti, le loro bare. l processi globali hanno di fatto superato le barriere, eppure ci sono ancora uomini e donne non considerati come persone, che portano dentro di sé l'abbattimento di tali barriere. Il dramma di Lampedusa chiama in causa il nostro modo di pensare, a un cambiamento radicale della nostra visione del mondo,a un equilibrio di sviluppo sostenibile, col quale si può guardare al mondo con gli occhi della giustizia e della solidarietà, anche in un pianeta carico di cosi tanti conflitti.
Oggi invece, assistiamo a una regressione culturale. Si gioisce per la ricorrenza della Caduta del Muro di Berlino e intanto si alzano nuovi steccati. Esortiamo a costruire ponti, non muri. Alle dichiariazioni degli esponenti della Lega, risparmiamo anche quel poco di saliva che meriterebbero sulle loro facce da infami. Come quella di quel sindaco che ancora nega un piatto caldo per i figli di immigrati in difficoltà con la retta della mensa scolastica da pagare. L'immigrazione continua a essere considerata solo in base al paradigma della sicurezza. L'immigrato, anche bambino, fa paura, anche se ormai ci sono processi migratori immensi, dal punto di vista numerico. Non dobbiamo dimenticare che si tratta sempre di persone con le loro storie. Da noi, l'immigrato conta solo come persona “utile” a un mercato del lavoro senza regole, al punto che si programmano i flussi come se fosse un mercato organizzato.Finchè fanno il lavoro sporco, bene. Quando poi li vediamo in giro per la città, seduti al bar, al cinema, nel parco, ci danno fastidio.

Due immigrati su tre hanno ottenuto il permesso di soggiorno dopo essere stati irregolari. L'irregolarità è paradossalmente il percorso principale per diventare regolari in Italia. La legislazione non definisce i reati per responsabilità individuale ma per il solo fatto di essere migranti, gettando nella nostra cultura la paura dell’immigrato, la sua pericolosità. Ecco perché stiamo regredendo ed ecco perché il tema della cittadinanza diventa centrale. E già prima del decreto sicurezza, per avere il permesso di soggiorno bisognava recarsi in Questura. L’Europa ci consegna ingenti risorse economiche per creare strutture d’accoglienza, ma non è stato creato nemmeno un servizio amministrativo per la gestione dell’immigrazione. Persone che scappano dalla Somalia dall’Etiopia, dalla violenza inesauribile di Mogadiscio e dalla siccità dell’Ogaden. Partire - o fuggire, è sfida, urgenza, mancanza d’alternativa. O rito di emulazione, come per molti giovani . Ma poi, tanti di queste persone sono solo in attesa di un treno di ritorno o per raggiungere paesi più accoglienti, che forse non passerà mai. Partire, la fuga dall’Italia, perchè assediati da norme che trasformano la mancanza di documenti in certificato di delinquenza e da rigurgiti xenofobi adeguatamente manipolati. E’ il momento più nero della crisi finanziaria, che ha ripercussioni dirette anche sui lavoratori all’estero e sui migranti. Ma nemmeno la depressione planetaria ferma i 200 milioni di esseri umani che secondo l’Onu sono in movimento ogni anno, quasi il 3% della popolazione mondiale.

Occorre prendere atto, forse, di una nuova complessità che mescola la guerra e la miseria, il dissesto finanziario di Wall Street edelle borse mondiali all’aumento dei prezzi alimentari in Africa, che garantisce bonus miliardari ai manager responsabili del disastro e produce nuove diaspore in contesti apparentemente lontani...

In fuga dalla mia terra 

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