04/11/13

Netiquette e i patetici cyber comandamenti per la rete

Il prefisso "cyber" è usato di frequente per indicare l'orizzonte aperto dall'invenzione e diffusione di macchine che interagiscono strettamente con l'uomo, mentre la cibernetica è  il campo della teoria del controllo e della comunicazione sia nelle macchine che negli animali. Un controllo sempre più pressante, da parte dei governi e delle relative intelligence, come dimostra l'ultimo scandaloso episodio di grande fratello, il Datagate. La rete può essere uno strumento straordinario, come abbiamo già ribadito molte volte, di democrazia e partecipazione, un luogo dove poter esprimere la propria personalità, fare comunità,  costruire legami sociali, fare politica, cultura. Di fatto, esiste ancora un enorme divario tra centro e periferia, e un altrettanto enorme problema legato alla privacy dei cibernauti. Inoltre, mentre internet dovrebbe permettere a chiunque di esprimere diversità e autonomia, il caso Grillo dimostra come tutto sia ancora in discussione, con una comunità "politica" costruita intorno ad un leader che gestisce in modo autoritario, mortifica e appiattisce diversità e differenze..

Tribù elettroniche
In quest’alba telematica, due comunità distinte e complementari stanno strutturando il futuro comunicativo della società elettronica del prossimo Millennio. Nelle metropoli contemporanee - dalle sprawls abitative della West Coast and East Coast americane agli agglomerati minitelizzati dell'Ile de France, dagli affollati quartieri anti-sismici di Tokio alle strade pulite e pattugliate di Singapore - sono emerse due nuove tribù, due entità riconoscibili e discriminabili altraverso il loro rapporto con lo spazio fisico, il loro accesso alla comunicazione telematica e la loro relazione con la produzione elettronica. Nel mezzo delle strade delle nostre città troviamo una comunità nomade capace di produrre ricchezza a partire dalla velocità dei propri spostamenti, utilizzando una tecnologia dromocratica in grado di offrire un continuo accesso mobile all'universo infomediatico. Gli attrezzi di questi nomadi sono senza fili, il medium cellulare, l'area d'operazione un insieme di onde elettromagnetiche, cavi coassiali e fibre ottiche. Soggetti in continuo movimento comunicano e si tengono in contatto attraverso telefoni cellulari, pagers, beepers, postazioni geo satellitari, antenne paraboliche, servizi telefonici. Negli alloggi, uffici e studi troviamo invece una comunità che non si muove più, composta da individui circondati da strumenti high-tech in grado di operare a distanza sul mondo. Questi pronipoti degli operatori telegrafici hanno a loro disposizione, al semplice tocco di un tasto, un universo di servizi, conoscenza e potere. L'elettronica prima e l'informatica poi hanno permesso un accesso al mondo della produzione e della comunicazione formato dal groviglio di computer, video, modem e fax ormai sparso su tutto il pianeta (o quasi). Queste due comunità - soggetti sociali trasformati in terminali umani - s’intrecciano, s'incontrano, si scontrano e s'interfacciano nell'ambiente digitale dell’infosfera, l'ambiente info comunicativo in cui circolano merci e sistemi portatori di significato, di intenzione e di informazione immateriale. Il cambiamento più importante del ventesimo secolo e senza alcun dubbio accaduto in questi ultimi anni, con la liberazione dell'attività umana dal ciclo della produzione materiale. Tecnologicamente, economicamente e politicamente la ricchezza materiale sta evaporando e perdendo significato, mentre la conoscenza immateriale (composta di dati, informazioni, immagini, simboli, atteggiamenti culturali) assume un ruolo di primaria importanza. Anche se l'epoca industriale non è completamente conclusa (ed ha anzi capito come sfruttare appieno i progressi tecnologici di questi anni), stiamo comunque assistendo a un progressivo spostamento del sistema socioeconomico in direzione della produzione immateriale. L’alterazione della dimensione macchinica, lo sviluppo delle tecnologie digitali e la proliferazione delle protesi tecno comunicative hanno prodotto un nuovo panorama in cui concetti come identità, proprietà privata, sfera sociale, interazioni interpersonali vengono profondamente modificati.

La teletrasmissione rende possibile una percezione dello spazio del tutto nuova rispetto all’intera storia della società umana. La digitalizzazione dell'informazione permette la creazione di un mondo di simulacri, entità simulate capaci di produrre effetti di realtà nella comunicazione sociale. La creazione di reti informatiche rende cosi possibile la formazione di comunità virtuali indipendenti dalle identità personali concrete, storiche e psicologiche degli agenti dell'enunciazione. La tecnologia videoelettronica porta un’accellerazione del tempo di trasmissione delle informazioni fino all’istantaneità: nel momento in cui l'evento si determina esso è già comunicato in forma di segnale. Il segnale finisce per appartenere all'ordine stesso degli eventi, anzi i segnali divengono eventi reali, e nella comunicazione in tempo reale diviene possibile riprodurre il continuum stesso dell’esperienza vissuta. Il mondo degli eventi e il mondo dei segni possono cosi interagire e confondersi costituendo un mondo unificato. Le metafore di questi tempi (ciberspazio, Infobahn o autostrade dell’informazione, realtà virtuale) indicano in che direzione e mutato l’ambiente sociale nel quale siamo immersi e dal quale riceviamo gli stimoli per comprendere come stare al mondo e comportarci con gli altri. In questa sfera di relazione tra organismi bioinformatici, le due tribù elettroniche di quest'epoca s’incontrano, si fondono, si allontanano, si scambiano di ruolo, si parlano. La frenetica trasformazione dell’ambiente infosferico ha prodotto una profonda mutazione di questi soggetti sociali: quali sono allora le nuove modalità comunicative della loro interazione? A quali criteri comunicativi devono rispondere queste nuove strutture bioinformatiche?

Una cosa è certa: in questo contesto le regole comportamentali stabilite dal codice comunicativo della modernità non reggono più. Il dato fondamentale dell’interazione telematica e che la mediatizzazione delle relazioni interpersonali (nella sua vertiginosa accelerazione dal telefono alla teledildonica, la branca dell'informatica dedicata allo sviluppo di sostituti sessuali controllati a distanza. In altre parole: vibratori guidati via Internet e vagine di silicone attivate tramite Sms) interrompe la totale immediatezza della comunicazione faccia a faccia. Nello sviluppo tecnologico di tipi di comunicazione a distanza sempre più raffinati vi è la progressiva perdita delle componenti corporeo-referenziali dell’interazione, sia quelle andate perdute nello sforzo di superare la barriera fisica da parte della comunità nomade, sia quelle ricostruite digitalmente dalla comunità sedentaria.

Già col telefono si era cominciato a sbarazzarsi del corpo: si diventava invisibili al proprio interlocutore, la comunicazione tutta ancorata sulla voce, ma una voce ancora in grado di gestire la dimensione somatica, e quindi passionale. Con la comunicazione digitalizzata si perde anche questa voce, rendendo cosi totale l’assenza di indicatori corporali riconducibili all'identità personale emittente. Gli attanti della comunicazione diventano prodotti di sintesi, staccati dal mondo del riferimento originario. Quest’assenza di componenti corporeo-referenziali produce, nel momento dell’interazione sociale, distonie nel riconoscimento dell'identità digitalizzata. Non si sa più con chi si ha a che fare. Non si può esser certi dell’altro, del suo sesso, classe sociale o età. Come comportarsi tra individui sprovvisti d'ombra?

E in questo contesto che parliamo di ciber/etichetta (traduzione del neologismo anglofrancese netiquette, o etichetta di rete), come necessità di trovare un metodo per le pratiche e regole del comportamento telematico. Insomma, c’è bisogno di un bon ton della comunicazione telematica, senza prescrizioni o proibizionismi? Per cercare di risolvere alcuni degli attriti con la tecnologia telematica, da più parti si sono levate voci per una ciber/etica che possa formare una comunità morale in grade di condividere un sistema di regole interne. Come era nei primi tempi di Internet, quando un ristretto gruppo di scienziati, programmatori e ingegneri informatici e professori universitari si ritrovavano in rete come ci si può ritrovare nei salotti di un club esclusivo. I ciber comandamenti (elaborati dal Computer Ethics Institute) sono uno di questi (patetici) tentativi di dare un fondamento morale alla comunità virtuale:

1. Non usare il computer per nuocere ad altri.
2. Non interferire nel lavoro informatico altrui.
3. Non usare il computer per crimini contro la “proprietà.”
4. Non usare il computer per produrre falsi.
5. Non spiare nei files altrui.
6. Non copiare illegalmente programmi software.
7. Non usare le risorse informatiche altrui senza autorizzazione.
8. Non appropriarti del lavoro informatico altrui.
9. Non usare il computer per danneggiare la rete.
10. Non mettere in rete programmi protetti da copyright o virus.

Per chi invece predilige le filosofie orientali, la Tiger Team Buddhisz BBS (tigerteam@tigerteam.com) ha sviluppato cinque precetti zen direttamente orientati sulla comunicazione digitale

1. Evita di distruggere idee altrui e identità virtuali.
2. Evita di rubare software.
3. Evita i piaceri mondani (cybcrsex, giochi virtuali).
4. Evita di mentire (producendo false identità).
5. Evita l'illusione digitale.

Entrambi questi canoni sorprendono per la loro naivcté. La loro pretesa di poter controllare la realtà virtuale a partire da precetti elaborati per la vita quotidiana mette in luce la loro ignoranza o mancanza di consapevolezza su quello che realmente accade nella comunicazione digitale.

L'elettronic frontier rimarrà per lungo tempo (o forse per sempre) un mondo dove la frammentarietà dell’esperienza non permetterà la costruzione di una moralità collettiva. Al più si potrà sperare che sempre più cibernauti si adeguino all'unico precetto che sta ottenendo vasti consensi: fai che i tuoi contributi in rete siano più numerosi delle tue richieste..

In altre parole, siccome la rete offre finora una possibilità d’accesso alle informazioni e interazioni praticamente gratuita, è bene contraccambiare offrendo ad altri la propria competenza e sostegno. Se si vuole evitare che si allarghi il divario tra i pochi che sanno cibernavigare e le moltitudini che vorrebbero ma non sanno, bisogna poter essere disponibili a offrire il proprio contributo (). Si sa che queste cose richiedono tempo e fatica, ma non vediamo francamente altre vie per poter utilizzare la rete senza venir sottoposti a un martellante info-bombardamento..

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