29/11/14

M5S: l’ assimilazione o l’irrilevanza

stanchino
Ci siamo occupati spesso, ma non troppo di Grillo e del M5S. Non perché ci stia particolarmente sulle scatole, ma perché come tanti, all’inizio ci aveva incuriosito il fenomeno, di un movimento nato dal basso fuori dai palazzi soliti della politica, con un vero desiderio di spinta, almeno nei proclami, al cambiamento. Ma dall’inizio siamo anche stati sempre.. sospettosi: i motivi li abbiamo già elencati in post precedenti, e arrivati a tirare le somme, erano sospetti più che giustificati. Ce li spiega molto bene Alessandro Dal Lago con un bel pezzo sul Manifesto di oggi, IL DECLINO DELLA NON POLITICA, di cui condividiamo tutto, parola per parola, e anche le virgole..

Ogni tanto, l’infinita crisi del MS5 ininfluente in parlamento e poco visibile nella società, è ravvivata dalle espulsioni di qualche deputato. Se non ci fossero le risibili consultazioni online sulla sorte dei reprobi, che osano criticare i leader, nessuno parlerebbe più di Grillo e tanto meno di Casaleggio. Ecco, forse, la vera ragione della stanchezza di Grillo: la noia di chi ha dato vita a un movimento e ora non sa più dove sbattere la testa. E molto difficile che il M5S si possa riprendere dalla crisi, anche se i sondaggi gli attribuiscono un certo radicamento sociale. Dopo streaming insultanti o inutili, risultati elettorali deludenti (soprattutto nelle realtà locali), polemiche 'incessanti tra parlamentari e staff, licenziamenti di comunicatori e altre amenità, il M5S si trova di fronte al solito bivio: o mettersi a far politica e quindi deludere il suo elettorato anti-sistema o continuare con la finta opposizione, le sceneggiate con il bavaglio e tutto il repertorio folcloristico che porterà a un lento ma inevitabile declino. Insomma, o l’ assimilazione o l’irrilevanza.

Il fatto e che il MSS si fonda su alcuni equivoci che, a meno di due anni dai trionfi elettorali del 2013, sono venuti clamorosamente alla luce. ll primo e senz’altro una leadership a dir poco impresentabile: un imprenditore New Age, non si sa se più affarista o lunare, e un comico che non fa più ridere, dominato dai suoi mutevoli umori demagogici. Il secondo equivoco è l’ assenza di qualsiasi Cultura politica. Chi non vuol essere né di destra, ne di sinistra, e sceglie il giustizialismo più ovvio, alla fine si condanna a non essere e basta. Il terzo è l’ assenza di trasparenza organizzativa del movimento, sostituita dalla mitologia della rete come esclusiva arena democratica. La verità banale è che la rete, per definizione, e influenzabile e manipolabile. Chi decide di indire i referendum sulle leggi e le consultazioni sulle espulsioni? Ovviamente, i due leader (con i loro staff più o meno segreti).
Più che cittadini indipendenti, gli iscritti che votano sul blog di Grillo sembrano ostaggi di un marketing autoritario e impolitico. Detto questo, il declino del M5S mette un po’ di malinconia e suscita qualche interrogativo. Che Casaleggio, Grillo (con loro yes men parlamentari) finiscano nell’oblio o cerchino di tornare alle loro occupazioni più o meno lucrative non interessa a nessuno. Ma resta il fatto che milioni di persone in buona fede hanno creduto in loro e resteranno inevitabilmente a disposizione della demagogia che avanza, soprattutto a destra.

ll modello di Renzi anestetizza buona parte della società, ma radicalizza tutti coloro che non vogliono identificarsi con il blairismo chiacchierone e pseudo-decisionista del presidente del consiglio. Ed ecco spalancarsi praterie per la Lega, per l’estrema destra, per i movimenti urbani Xenofobi, che magari durano lo spazio di pochi giorni, come i forconi di qualche anno fa, ma sono infinitamente riproducibili in altre forme, sintomi di uno sfascio sociale Senza fine. Il paradosso è che a raccogliere tutto, questo disagio, questa voglia di farla finita con le solite facce, questa protesta - in breve, un confuso ma potente appello al cambiamento che da anni sale dalla società- non è la sinistra, che sembra essersi rifugiata nell’astensionismo, nella ripetizione di vecchi slogan o nella riproposizione di vecchie alleanze, già fallite e consegnate alla storia minore. E allora, per comprendere perché un fenomeno come il grillismo è potuto esplodere e implodere nel giro di pochi mesi, bisognerebbe riflettere, a sinistra, sulle idee di leadership, di movimento, di composizione sociale, di lavoro, di Europa. E’ questo il lavoro che ci attende, e non il ritorno in scena di un’accozzaglia di leader bolliti da anni o di giovani leoni irreparabilmente invecchiati.



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