18/12/14

Julien Temple: quando succederà qualcosa?

Julien Temple ha firmato film come "Absolute Beginners" e "Pandaemonium", ma la sua fama si deve al rapporto con le punk e rock bands con cui ha realizzato pellicole destinate a lasciare un profondo segno nella cultura cinematografica. Dai Sex Pistols ai Clash e i Dr. Feelgood, dai Depeche Mode ai Rolling Stones fino a David Bowie e Neil Young... sono le stelle del rock che hanno brillato davanti alla sua macchina da presa, raccontando la società del suo tempo con uno stile innovativo e rivoluzionario. Il segreto dell'entusiasmo di un cineasta? Julien ce lo rivela senza mezzi termini: essere squattrinato!  
Julien Temple, Alex Cox e Lech Kowalski, un trio di registi a cui INTERZONE deve molto, e che rappresenta il meglio che il cinema abbia espresso nell'ambito della musica alternativa. Iniziamo un trittico di articoli loro dedicati.

INTERVISTA del 23 novembre 2014, nell'ambito del TORINO FILM FESTIVAL, 21 / 29 novembre, realizzata da Refresh, Radio 2

Refresh - Il Premio Torino che ti viene consegnato arriva a coronare le tante cose che hai fatto, ognuna molto diversa dall’altra: la tua filmografia spazia da The Filth and The Fury e Rock’n’Roll Swindle fino a Pandemonium in cui racconti di Wordsworth e Coleridge e i videoclips a cui hai dato un contributo fondamentale. Quale ritieni che sia l’aspetto più rilevante della tua arte filmica?

JULIEN - Direi che probabilmente sia il montaggio. Quando ho iniziato con i Sex Pistols stavo cercando un modo per dare un’estetica punk ad un film, ma soprattutto ero totalmente squattrinato e questa è la cosa più importante. Dovevamo fare un film sui Sex Pistols: specialmente quando erano una band, non potevano suonare dappertutto e allora volevamo avere un film con la loro musica dal vivo da proiettare dove non avrebbero potuto esibirsi. Ma non avevamo molti soldi, addirittura la macchina da presa veniva dal laboratorio della scuola di cinema che frequentavo, la National Film School, di cui avevo la chiave: entravamo di nascosto di notte, prendevamo la cinepresa e la riportavamo il mattino successivo, prima che arrivasse qualcuno. Quindi potevamo usare senza spendere nulla questa macchina da presa e la impiegavo per filmare la televisione, riprendevo letteralmente qualunque cosa trasmettessero quella notte, e poi montavo quelle immagini con le riprese dello spettacolo dei Sex Pistols, così realizzavo un editing di sequenze che non avevano niente a che fare le une con le altre per creare tramite le immagini una collisione “punk” di idee. Era un’operazione casuale, un po’ come nella letteratura di William Borroughs: adesso si chiama “mash-up” e spopola su internet, all’epoca invece ho adottato un’idea che non era stata ancora utilizzata. Ne scrisse addirittura Godard in un divertente articolo che parlava di questo nuovo linguaggio nel cinema, aveva visto The Great Rock’n’Roll Swindle e pubblicò questo bizzarro saggio. Io ovviamente ne ero entusiasta. Poi mi capitò di incontrare Godard, negli anni ’80 c’era un festival in Italia, a Salsomaggiore, e un mattino lo vidi in un bar mentre faceva colazione. Era molto presto, io ero stato in giro tutta la notte mentre credo che lui si fosse appena alzato. Così, dopo averlo riconosciuto, mi avvicinai per salutarlo ma la sua risposta fu soltanto “fuck off”!

R - Julien, paragonando i nostri giorni al 1977 o agli anni ’80 quando il punk e tanti altri stimoli artistici proponevano una novità, cosa credi che stia succedendo di analogo a quello spirito pionieristico? Cosa trovi “fresh” nel presente?

JULIEN - Beh… non c’è molto, a dire il vero. E’ una cosa strana, viviamo in un’epoca molto particolare in cui ti aspetteresti di veder accadere molte cose: viviamo in un mondo completamente nuovo, la tecnologia ha trasformato tutto. Siamo, per certi versi, al limite della determinazione della nostra stessa estinzione: fra trenta o cinquant’anni saremo ancora umani? Personalmente ne dubito, probabilmente saremo degli incroci fra uomini e computers. Si pensava che ci sarebbe stata un’azione culturale ribelle che si opponesse a questa tendenza scellerata, ma non è emerso nulla che avesse la stessa “urgenza” che c’era nel punk. In quell’epoca le persone credevano che fosse fondamentale alzarsi ed esprimere le proprie idee, invadere e conquistare gli spazi culturali, e se non fossero state libere di entrarvi avrebbero buttato giù la porta e se ne sarebbero impossessate. Si sarebbe potuto pensare anche che, con il futuro che si sta prospettando, i ragazzi sarebbero stati più disperati ed arrabbiati, con la necessità di esprimere i propri sentimenti. Ma ora alcuni obbiettivi sono fuori portata: i Sex Pistols sono stati in grado di connettersi con ogni livello culturale del tempo, non solo con il compartimento underground/indipendente come accade ora su Internet dove anche le realtà sonore più interessanti vengono relegate nella sezione della musica alternativa. Per superare quei confini devi dire il meno possibile: più insignificante è il contenuto del tuo messaggio, più ampio è il pubblico che raggiungi. Se non dici niente puoi raggiungere tutti, perché si sta demolendo ogni atteggiamento critico e per questo scopo anche la musica che può stimolare un pensiero deve essere deliberatamente emarginata. Ho la stessa sensazione riguardo a quasi tutte le forme d’arte: anche nella moda non trovi l’invenzione e lo spirito di avanguardia degli anni ’60, tutto consiste soltanto nel rigurgito del passato rielaborato in forme diverse. Cosa che senz’altro è divertente, ma non basta. Se pensi a questo tempo di cambiamenti fondamentali nella struttura della realtà che ci circonda, è naturale immaginare anche una risposta creativa ed artistica adeguatamente estrema. Forse la pirateria informatica. Forse i grandi artisti del presente sono gli hackers che abbattono i sistemi informatici in tutto il mondo. Non lo so, forse ora questo è più importante che strimpellare tre accordi con una chitarra.

R - E la cosa ti rende speranzoso o nostalgico?

JULIEN - Ho passato molto tempo pensando che qualcosa sarebbe successo. E invece non è successo niente. Comincio ad essere preoccupato: quando succederà qualcosa? Il tempo a nostra disposizione sta per scadere! Fra vent’anni i miei figli si troveranno a vivere in questo mondo, sono intrappolati come insetti nell’ambra. Quello a cui vorrei davvero assistere è un’insurrezione culturale. -


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