10/12/14

Relax please relax: Frank Zappa Live - Does Humor Belong in Music?


Does Humor Belong in Music? è un video live di Frank Zappa, un'ora di concerto registrato dal vivo al Pier (il molo) di New York City il 26 agosto 1984, e contiene alcuni spezzoni di varie interviste del musicista italo americano.  Pubblicato per la prima volta in VHS dalla MPI Home Video nel 1985 e ristampato in DVD nel 2003 dalla EMI, video non ha  materiale in comune con l'album omonimo, ma molti dei brani sono stati pubblicati  sui volume uno, tre e sei della serie You Can't Do That on Stage Anymore




Players:
Frank Zappa - lead guitar, vocals
Ray White - guitar, vocals
Ike Willis - guitar, vocals
Bobby Martin - keyboards, French horn, sax, vocals
Allan Zavod - keyboards
Scott Thunes - bass, vocals
Chad Wackerman - drums

Tracks:
01. Zoot Allures
02. Tinsel Town Rebellion
--- City of Tiny Lites (beginning) / interview segment
03. Trouble Every Day
04. Hot Plate Heaven At The Green Hotel (edited, and including more interview segments)
--- Goblin Girl (beginning) / interview segment
--- The Deathless Horsie (ending)
05. The Dangerous Kitchen
06. He's So Gay
07. Bobby Brown
08. Keep It Greasey
09. Honey, Don't You Want A Man Like Me?
--- Carol, You Fool (beginning) / interview segment
10. Dinah-Moe Humm
11. Cosmik Debris
--- (Encore)
12. Be In My Video
13. Dancin' Fool
14. Whippin' Post



"Le sigarette? Per me sono come il cibo.." (To me cigarettes is food..)

Un po’ dandy, baffi, mosca, a volte pantaloni femminili (della moglie, diceva) e sandali. Frank Zappa era un genio. Nume tutelare di questo blog, spiritual guidance, totem, e chi più ne ha più ne metta. Averlo visto e ascoltato dal vivo qui in Italia smentisce quello che dichiarava a proposito dell’Europa in generale.
Le tournee sono sempre un piacere o una corvée necessaria?
<<Fare un tour in Europa non è mai un piacere. Detesto le tournee europee..>> 
Il concerto allo stadio S.Paolo di Napoli è uno dei più belli che io abbia mai visto: soprattutto lo "spettacolo"dell'amore che tutto il pubblico presente gli riservò e che Frank Zappa ricambiò con continui abbracci corali simulati, è indimenticabile,  al limite del..commovente.
“Baby Snakes” è il suo film in cui uno dei temi è “La Criminalizzazione  totale”, di cui pare che avesse letto sui giornali le varie vicende politiche italiane di quegli anni, fine settanta, inizio ottanta.
<<Alla fine si scopre che Dio non ci voleva tutti uguali. Questa fu una cattiva notizia per i vari governi del mondo. Perché sembrò contrario allo spirito del SID (Servizi Incontrollati del Destino).
Il genere umano doveva essere più uniforme se si voleva il futuro.
Furono sperimentati vari modi per vincolarci tutti insieme ma, ahimè, l’UNIFORMITA’ non si poteva imporre. Fu così che a qualcuno venne l’idea della CRIMINALIZZAZIONE TOTALE.
Basata sul principio che se tutti fossero dei criminali potrebbero essere finalmente uniformi dal punto di vista legale.
Astutamente i nostri legislatori calcolarono che molta gente era troppo pigra per compiere un vero crimine.
Così furono inventate nuove leggi per dare a tutti la possibilità di violarle in qualsiasi momento del giorno e della notte. Una volta trasgredita una qualsiasi di queste leggi si entra a far parte dello stesso grande e felice club del Presidente dei più importanti industriali, dei pezzi grossi clericali di tutte le religioni preferite.
La TOTALE CRIMINALIZZAZIONE è stata la più grande idea del nostro tempo.
Per tutti.

Le storie della TOTALE CRIMINALIZZAZIONE, dove nella società viene resa illegale anche la musica, sono state narrate nella trilogia di Joe’s Garage.
Frank Zappa era odiato allo stesso modo dai repubblicani come dai democratici. Quando uscì Joe’s Garage i più importanti programmatori radiofonici americani emisero un comunicato in cui dissero che non avrebbero trasmesso il disco perché erano poche le cose adatte alla programmazione. La trilogia di Joe è uno degli album più belli e oltraggiosi e se Zappa aveva offeso lo spirito di setta ebraica con la canzone Jewish Princess, la chiesa cattolica ricevette probabilmente un brutto colpo  con Catholic Girls, un pezzo con versi impertinenti molto più offensivo forse del precedente. Solo tra il 1979 e l’80 Frank Zappa fece uscire nove album!
I Kraftwerk all’epoca dissero che volevano essere prodotti da Frank. <<Non avevo tempo>> rispose. Gli piacevano i Devo e riteneva interessanti molti gruppi newe wave, altri meno. Melody Maker lo definì aggressivo..<<probabilmente perché mi sono rifiutato di parlare con loro. Melody Maker e NME (New Musical Express) e tutti i giornali inglesi di quel genere dicono delle cose troppo stupide..>>
Ancora oggi, Frank Zappa non é personaggio facile da descrivere. Lo definiamo musicista rock ma non mostrava difficoltà a muoversi tra precise geometrie sinfoniche, complesse strutture jazz, schemi di musica leggerissima; materiale che, a seconda delle intenzioni dell’artista, poteva esser preso singolarmente o suonato contemporaneamente. Sotto il profilo dei “debiti artistici “, Zappa si diceva influenzato in egual misura dai Medallions e da Edgar Varese, e naturalmente da tutta la musica degli anni ’50. E non trovava incompatibilità fra le varie cose. Una delle sue prime composizioni, Trouble Every Day, ritraeva con agghiacciante realismo i disordini del ghetto di Watts; uno dei brani più recenti racconta di un uomo che sogna di coltivare scorie dentarie in un ranch del Montana. Francis Vincent Zappa era nato il 21 dicembre 1940, a Baltimora, da genitori di origine greco-siciliana. E questo basta: se volete, ci sono milioni di biografie, in rete.
<<Sino a quindici anni non sentii praticamente musica. I miei genitori non erano appassionati e in casa mia non c’era ne radio né giradischi o cose del genere. La prima musica che mi attrasse fu quella araba... soltanto per caso venni a contatto con il R & B. Cominciai a scriver Canzoni (nel senso stretto del termine) soltanto a venti, ventun anni; prima, le mie composizioni erano brani per orchestra o per complesso da camera. Penso che alla base di ogni esperienza compositiva ci sia un desiderio di far chiarezza con' se stessi e di esprimersi come pare; si scrive quel che si reputa buono, Senza preoccuparsi di lasciar traccia nella storia musicale o meno. Per quel che mi riguarda, scrivo musica perché voglio sentirla.>>
Per Zappa, il lavoro era necessità (laddove la necessità, naturalmente, é anche la madre dell’invenzione, secondo il detto platonico) e quando non registrava o suonava in concerto o mangiava/dormiva, passava diciotto ore nello studio di casa a comporre musica, con impianti sofisticatissimi, a scrivere sceneggiature, a inserire nuovi elementi nella macrostruttura che dava continuità concettuale al suo lavoro.
<<Lo “sballo” >> spiegò Zappa nelle note all’album d’esordio <<è un processo per cui un individuo getta via i superati e castranti schemi di pensiero, di abbigliamento e di collocazione sociale al fine di esprimere creativamente il proprio rapporto con l’immediato prossimo e con la struttura sociale nel suo complesso.>>
In seguito ha sempre dichiarato di non far uso di droghe, e questo secondo lui, scherzosamente lo poneva ai margini dello show biz. E provocatorio Zappa lo è sempre stato: durante una memorabile esibizione, Zappa incitò alcuni marines presenti in sala ad unirsi al gruppo per una rappresentazione dell’addestramento delle Forze Armate; i soldati presero a baionettate alcune bambole mentre venivano scanditi slogan antimilitaristi.
Il cinismo ostentato serviva ad aprire una più accessibile strada all’esperienza musicale. Bersaglio prediletto sono sempre stae  le molte <<persone di plastica>> che vivono all’ombra 'della mediocrità'; musicalmente il livello di tecnica strumentale dei suoi musicisti era generalmente elevato; la maggior parte dei componenti proveniva dalle file dei musicisti di studio, e Zappa era solito stimolarli ai vertici massimi, impiegando chiavi, misure di tempo, frasi musicali prese quà e là da ogni angolo della storia della musica. Si trattava di un lavoro estremamente impegnativo; non a caso, il ricambio delle formazioni era sempre stato eccezionalmente elevato. Basi ritmiche sempre poderose e accattivanti si alternavano a parodie scanzonate ed assolo “bionic funk” sempre letali per le menti.

Per Zappa, tutto era parte di un progetto totale, laddove lo scorrere del tempo si fissa in un solo, esteso lavoro. << La mia opera comprende ogni possibile mezzo di comunicazione visuale,>> ebbe a spiegare una volta, <<la consapevolezza di chi vi partecipa (pubblico incluso), tutte le mancanze percettive, Dio (come energia), la Grande Nota (come materia prima dell’architettura universale) e altro ancora. La nostra è un’arte speciale, in uno spazio negato ai sognatori.>>
<<IO SONO IL SOGNO AMERICANO / NON PENSO DI ESSERE TROPPO ESTREMISTA / MA SONO UN PO' FIGLIO DI PUTTANA / E SPERO DI TROVARE UN BUON LAVORO / E DIVENTARE REALMENTE RICCO..>>
(Bobby Brown)
Ci manchi tanto, Frank..


 

Nessun commento:

Posta un commento